“Nonno, mi racconti di quella volta che la Fiorentina giocò a Siviglia?”
“Certo. Era il 7 maggio del 2015 nel pieno di quella che poi è passata alla storia come la “Primavera di Firenze”. L’Italia attraversava un periodo economicamente complesso e cercava affannosamente di uscirne. Venivamo da un inverno difficile a livello nazionale con alcune scelte politiche che fecero discutere e il popolo continuava a lamentarsi. Firenze non era da meno. Ma di punto in bianco, all’alba del 1° maggio, tutto cambiò.
L’allora presidente del consiglio, di dichiarata fede viola, inaugurò l’esposizione internazionale di Milano e lo fece proprio nel giorno della festa dei lavoratori in cui “non” si dovrebbe lavorare, ma si sa, faceva audience. Prima forte sferzata all’economia dunque, con migliaia di giovani precari sottopagati che nella festa dei lavoratori, si rimboccarono le maniche. Intanto fuori altri precari squilibrati volenterosi misero a ferro e fuoco la città per contribuire alla ripresa economica dei settori automobilistici, assicurativi e dell’arredamento. Il giorno dopo la seconda squadra di Torino di cui non ricordo il nome, vinse lo scudetto irrorando d’ottimismo tutto il mezzogiorno e lo stesso Presidente del Consiglio di fronte a cotanto bacino d’utenza elettivo si lasciò andare ad un complimento. Il giorno successivo il giornale del Regime se ne uscì con un titolo a caratteri cubitali che celebrava il 33° scudetto, in barba alla magistratura, ma si sa, il bacino d’utenza compra più copie di 4 giudici. Solo 3 giorni più tardi a Torino la stessa compagine sconfisse il titolatissimo Real Madrid nella partita che vide il record di cartellini gialli giustamente mostrati ai bianconeri, ben 3. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, la spinta definitiva. Il giorno successivo si racconta di un incremento di quel bacino d’utenza del 250%, con simpatizzanti bianconeri che qualcuno giura aver visto fare colazione 3 o 4 volte nella stessa mattina in bar differenti, pranzi e cene come se non ci fosse un domani. Un incremento di fatturato di quasi tutti i settori nel giro di solo 6 giorni. La Firenze reazionaria non volle rimanere a guardare.
Il teutonico Mario Gomez, avvezzo a spiacevoli storie di regime, prese in mano la situazione e dopo essere stato zitto per quasi due anni, volle partecipare alla conferenza stampa e poi chiuse la squadra negli spogliatoi prima del match e tenne un pippone di quasi 2 ore risultando spesso incomprensibile nel significato ma convincente nei modi e quando alla fine disse :
“Afete capito tutto?“
Risposero tutti stremati e intimoriti con un “Si“
Non volle la maglia numero 33 ma in quell’occasione indossò la 35 come gesto polemico contro il Regime. Chiuse in bagno l’allenatore e fece lui la formazione. Schierò un inedito 4-4-2 con Neto in porta (a cui prima fece firmare il rinnovo ad un 3° livello del metalmeccanico industria), Tomovic a destra (a cui diede un ceffone sulla nuca nel tentativo di svegliarlo) Savic e Gonzalo centrali e Alonso a sinistra (esclamando “Se superi la metà campo ti vendo a tranci ad alcuni amici di Tomovic oltre i balcani”). A centrocampo ordinò a Borja e Pizarro di costruire gioco, a destra mise Joaquin e a sinistra Salah a cui in modo garbato (per quanto può essere garbato un tedesco) disse: “Abbozzatela di crossare che di testa non sono capace maremma hane, me la dovete tirare forte sugli stinchi”. Poi guardò negli occhi Mati Fernandez (ovviamente dopo averlo preso in braccio) e gli disse con voce paterna : “Io e te si sta davanti, girami intorno, calpesta la mia ombra e non fiatare. E soprattutto smettila di pesticciare e tira in porta maremma maiala”.
Durante la chiama quando l’arbitro chiamò con voce risoluta:
“Gomez Mario”
lui rispose fiero “35“
“Ma nella distinta ufficiale risulta 33”
“Hai rotto i’cazzo. Quando il Regime dichiarerà 31, io rimetterò il 33”
Poi prese l’arbitro e lo chiuse in bagno insieme all’allenatore.
La partita iniziò con qualche minuto di ritardo e le cose non si misero benissimo. La Fiorentina sembrava avere il controllo del gioco e dava quasi la sensazione di poter segnare. Joaquin fuggì veloce sul fondo da sinistra e mise un pallone teso e forte sugli stinchi di Mario Gomez il quale ebbe la prontezza di sventare il pericolo e subito dopo lanciò uno sguardo minaccioso al compagno prima di rivolgersi con tono paterno a Mati lasciando trapelare un “Visto come si fa?” Poco dopo l’azione di ripete e il pallone giunge sui piedi di Mati Fernandez il quale, memore del teutonico esempio risolve sul fondo. A questo punto Mario fa cenno a Joaquin e Salah di invertirsi così da limitare le scorribande offensive incontrollabili e pochi istanti dopo arriva il tanto atteso gol del Siviglia ad opera di Vidal, inviato direttamente dal Regime per dare il giusto segnale.
Nell’intervallo il clima è più rilassato, la squadra comprende l’importanza di non superare quel turno per non regalare punti ranking alla federazione collusa col Regime e contemporaneamente minare le basi di una società che troppo a lungo ha ottenuto risultati di rilievo. Mario si alza e chiede a Tomovic di andare a fare la doccia “Entra Richards. Mi raccomando.” Mentre dal bagno si odono mugolii di disperazione la squadra scende in campo e dopo pochi minuti ancora Vidal punta la porta e non appena Neto si scansa appoggia il pallone in porta per il 2-0. La partita a questo punto prosegue su ritmi rilassati e nel finale c’è anche il tempo del 3-0. Erano anni che non si vedeva una protesta di tale portata sulle rive dell’Arno, così magistralmente condotta. Ora l’importante è non disunirsi, ci sono 7 giorni in cui lavorare bene anche con la tifoseria perché il Franchi è un pericolo o può diventarlo.
Per distogliere l’attenzione nascono focolai di finto ottimismo che inneggiano alla rimonta, alcuni anche dai toni goliardici quali: “sipole” “cisifa” “icchecivole” “unvedolora” . Si distingue solo un piccolo gruppo dissidente, un nugolo di fondamentalisti dell’informazione che in controtendenza grida alla “Resolada” anche al ritorno cercando di smascherare le intenzioni della rivolta.
Il giorno di Fiorentina – Siviglia qualcuno teme che il pubblico possa davvero giocar eun brutto scherzo col suo tifo assordante e dunque le direttive sono chiare da subito, Mario Gomez raduna la squadra e avverte : “Occhio, qui rischia di finire male. Ho chiuso il mister nel bagno del Marisa, ma prima che si liberi la partita dev’essere chiusa. Giocate voi, io vi seguo da bordo campo. Giocate male, fate incazzare il pubblico, non dimostrate grinta, è la cosa che li manda più in bestia”
La partita inizia e ancora una volta nel primo quarto d’ora si ha la sensazione che possa finire male e allora Gomez si alza e da due indicazioni e come per magia arrivano 2 reti del Siviglia in 5 minuti. Pratica chiusa. Da li in poi anche il pubblico capisce che si tratta di qualcosa di voluto e inizia a sposare la causa e quando vede Mario Gomez fiero in piedi alla bandierina , statuario che manifesta con orgoglio il suo dissenso inizia ad applaudire e ad inneggiare la squadra.
Di li in poi il gioco è fatto. Nei giorni successivi alcuni giornali schiavi del Regime e delle copie vendute manipolarono l’accaduto dando la colpa alla società e all’allenatore il quale non comprese giustamente tutto questo, faticando a capire il comportamento del pubblico. Mario era riuscito a sollevare la coscienza di un popolo soggiogato e assuefatto alle regole del Regime dicendo “Basta”, non era giusto che Firenze continuasse a lottare in Europa contribuendo ad arricchire il Regime stesso. Purtroppo il Regime e la società Fiorentina, scoperto il piano di Mario , riuscirono a limitare i danni. Montella tornò a sedersi in panchina in campionato e diede spazio a Gilardino e Ilicic i quali risolsero le pratiche Empoli e Parma lanciando la Fiorentina verso una nuova stagione europea; per esserne certo, anche il Regime decise di aiutare i viola non concedendo la licenza Uefa al Genoa e liberando dunque un ulteriore piazzamento.
La stagione si concluse e in linea con la filosofia di gattopardiana memoria (“Bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’è”), Gli uomini del Regime pretesero una rivoluzione di uomini e guida così da sopire i malcontenti.
“E Mario Gomez nonno?”
“Mario Gomez onorò il contratto rimanendo a Firenze alctri 3 anni e continuando nella sua singola lotta contro il Regime, salvando molte volte il risultato”
NOTA: RuttoSport è un periodico satirico, pertanto le notizie riportate sono frutto della fantasia degli autori e vanno considerate esclusivamente una lettura ricreativa. RuttoSport non è una testata giornalistica e non aspira a diventarlo. Forza Viola e sempre Juve merda!
La Redazione
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