“C’è luce in fondo al tunnel”, ma è il treno. Apprensione in tutta Firenze.

Brutta avventura che rischia di trasformarsi in tragedia quella in cui si trova un gruppo di escursionisti da qualche mese. Durante un trekking sull’appennino, il nugolo di appassionati del brivido ha intrapreso un sentiero difficile, per esperti, probabilmente con troppa leggerezza. Rocco, Joe, Daniele, Giancarlo e Beppe; questi i nomi del gruppo. Rocco è un uomo di una certa età con moltissimi km sulle gambe, molti dei quali fatti sui grandi sentieri dei parchi americani e che vanta la partecipazione a 4 edizioni della maratona di New York. Sulla sua esperienza il gruppo non ha remore anche se è chiaro a tutti, lui per primo, che sui poco segnalati sentieri dell’appennino toscano lui non c’è mai stato. Il suo equipaggiamento è quello di un uomo pratico: i soldi in contanti in tasca, binocolo per il bird watching, bussola, cartina Tobacco, pomata per capelli, sorriso smagliante, bastone in legno di sequoia, mento alto, sguardo dritto all’orizzonte e posizione tattica in fondo al gruppo. Joe, al contrario, è un uomo che sta al trekking come un cinghiale alla danza classica. Molti anni fa si trovava in vacanza a Yellowstone con camicia a larghe foglie di palma verdi su sfondo bianco, pantalone alla zuava, calzettone in lana merinos a mezza rotula, marsupio lombare, macchina fotografica Polaroid al collo, cappello “larghe falde” modello John Wayne e scarpa tattica anfibia in pelle di daino. In quell’occasione chiese ad uno sconosciuto Rocco di fargli una foto abbracciato ad una sequoia, lui acconsentì e poi lo convinse a seguirlo per una breve passeggiata di 165km andata e ritorno. Joe accettò per educazione e, sempre per educazione, i due non si sono più separati. Joe si presentò alle 5:40 di quel mattino di inizio settembre vestito allo stesso modo, con la sola aggiunta di un piccolo zaino per il necessaire. I due vollero con se un uomo esperto di quei luoghi che sapesse consigliarli sia nella preparazione che durante il lungo cammino. Dopo un’attenta analisi individuarono Daniele. Egli era uomo di esperienza indiscussa. Era partito più volte per quegli erti sentieri di valico con fare sicuro e deciso da uomo esperto. Ricordava a tutti lo zio di paese che racconta di quando va a funghi senza poter svelare dove siano le fungaie. Nessuno dubita davvero della veridicità dei suoi racconti ma nessuno ci crede davvero fino in fondo. Lo hanno visto partire tutti, più volte; lo rivedono sempre lì al bar a dispensare aneddoti con le scarpe sporche di fango e la mimetica di fronte a un amaro Averna. Nessuno ha mai mangiato i suoi funghi ma tutti sperano che prima o poi accada. Daniele si presentò ai due con la sicurezza che loro si aspettavano; un mezzo sorriso biasimante che racchiudeva quel compassionevole pensiero che hanno i nonni quando si curvano sul nipotino perso nel grembiulino celeste e gli tolgono lo zaino dalle spalle sulle quali posano poi il palmo della mano e senza proferire parola sembrano dire: “Non preoccuparti, ci sono io”. Daniele sapeva perfettamente la sua verità: lui nel bosco si sarebbe perso dopo 2 passi. In fondo però il suo ruolo era tranquillizzare Rocco e Joe e individuare una guida di montagna vera. Uno di quei nonni che non frequentano il bar di prima e non bevono Amaro Averna ma sono a casa a pulire i funghi che quando riempi la Panda 4×4 di cestini di vimini straboccanti di porcini non hai tempo di stare a vantarti al tavolino. E Daniele, che conosceva perfettamente tutto questo, volle con se Beppe al quale disse: ” Beppe, è ora che tu cresca. Tutto bello quello che fai ma io voglio portarti con me in zone del bosco che non conosci, verso luoghi che non hai mai visto dove ci sono così tanti funghi che sarò costretto a regalarti un pick up. Poi gli mise in mano qualche banconota di nascosto e Beppe accettò. Egli si presentò con l’abbigliamento giusto. Pantalone in fibra sintetica antigraffio, scarponcino anfibio, felpa e giacca mimetica antigraffio, cappellino d’ordinanza, passo ampio e deciso, pochi discorsi confusi ma idee chiare. Mentre erano pronti a partire, si aggregò al gruppo anche Giancarlo. Personaggio fondamentale. Giancarlo non camminava mai, non amava i boschi, non conosceva l’inglese, non aveva un equipaggiamento adatto ma era un bell’uomo. E allora i 4 pensarono che in caso di difficoltà, ci fosse stato da discutere o semplicemente parlare con qualche indigeno, lui sarebbe stato eccezionale. E tutto sommato, tutti pensarono che eventualmente anche lessato in un pentolone con gli odori avrebbe fatto la sua porca figura. I 5 intrapresero il cammino con Rocco che si preoccupò di dire una sola cosa: “Occhio al burrone a destra, mi raccomando rimaniamo sulla sinistra”. Daniele sorrise biasimante. Beppe alla guida del gruppo partì. Nonostante egli ostentasse sempre grande sicurezza, il gruppo cominciò a dubitare della correttezza del percorso quando si trovò a ripassare per 4 volte dallo stesso punto. Rocco chiese un chiarimento a Daniele che, sorridendo biasimante, fece capire con poche parole ed un paio di gesti, che “Se uno le cose non le sa è meglio che stia zitto”. Dopodiché Daniele avvicinò Beppe e pose lo stesso quesito di stupore con il sopracciglio sollevato: “Ma  sei sicuro di dove stiamo andando!?” e Beppe rispose: “Sicurissimo, ho soltanto sbagliato in un punto ma ora è tutto sotto controllo, taglieremo per la vecchia galleria”. Dopo giorni di cammino nel silenzio che alimentava perplessità dentro ognuno, il gruppo giunse all’imbocco di una galleria ferroviaria. Beppe si voltò verso gli altri e sospirando un sorriso soddisfatto disse loro: “Eccoci, non spaventatevi. Da qui tagliamo. Questa galleria di circa 400metri è dismessa, veniva usata in un certo modo durante la guerra per trasportare in una certa maniera con il treno generi di prima necessità” Daniele si rivolse a Joe con un sorriso biasimante come a dire “Te l’avevo detto”. Joe si rivolse a Rocco come a dire: “Mah”. Il gruppo entrò in galleria. Era buio, umido ma non c’era paura, 400 metri passano subito. Dopo 4 km di tenebrosa galleria, Daniele provò a chiedere spiegazioni a Beppe il quale rispose: “Al buio le distanze si amplificano”. Dopo 15km Rocco chiamò a se Daniele e gli disse: “Non mi fido tanto, non è che mi stai prendendo per il culo?” Daniele sfoggiò l’ennesimo sorriso biasimante che però al buio non ebbe lo stesso effetto e Rocco replicò: “Rispondimi altrimenti ti lascio in pasto ai lupi”. Daniele di fronte a questa esplicita quanto educata richiesta, si scusò con Rocco “Rocco non temere, è tutto sotto controllo. Adesso mi chiarisco con Beppe”. Così fece: “Beppe, guarda, secondo me ci siamo persi, tu che ne pensi?” “Io penso che l’equipaggiamento che abbiamo non ci consente di passare il valico e allora l’unica possibilità e tagliare dentro sfruttando le gallerie” “Mi pare però un tantino più lunga del previsto” “Si ma la direzione è giusta”. Daniele si trovava in una situazione scomoda, davvero. Aveva garantito un certo percorso che però poi non aveva fatto lui e in quei casi è difficile uscirne perché qualcuno deve “morire” per il bene di tutti gli altri. Il primo fu Giancarlo al quale Daniele chiese la cortesia di non parlare più. “Seguici se vuoi ma stai zitto che ogni volta che apri bocca mi si blocca lo stomaco e ci confondi”. Giancarlo, estremamente obbediente, non rispose nemmeno, anche se avrebbe voluto dire:” Ma se non ho aperto bocca finora al punto che mi sembra di contare come in 2 di picche quando briscola è cuori!?” Ma tant’é. Dopodiché Daniele chiese a Beppe di farsi da parte ringraziandolo di tutto e tirò fuori dallo zaino Invicta un altro esperto di montagna: Cesare. Lo gonfiò, lo spolverò e lo presentò alla comitiva. Fece lui un bel riassunto dell’accaduto, spiegò l’obiettivo e chiese a Cesare se se la sentisse di guidarli fuori da lì. Cesare, che non voleva tornare nello zaino Invicta, rispose “Certamente. Per voi non sarò mai un problema” Il punto però, è che lì non serviva uno che non aggiungesse problemi, ma uno che portasse una soluzione. Però la situazione si era fatta così tragica che tutti vollero credere alle possibilità di Cesare che, dopo aver studiato attentamente le carte, decise che non convenisse tornare indietro per cercare nuove vie, ma ormai valesse la pena proseguire sul cammino intrapreso, dentro la galleria. Dopo giorni e giorni di cammino al buio il gruppo intravide luce. “C’è luce in fondo al tunnel” le parole di un commosso Daniele e tutti si abbracciarono. La luce era lontana ma c’era ed era indiscutibilmente luminosa. Oltretutto, a dire il vero, si avvicinava anche con una certa rapidità perché si sa, quando c’è entusiasmo il tempo scorre velocemente.

Torniamo ai giorni nostri. Si sono perse le tracce del gruppo di escursionisti: “Io sono tornato indietro, abbandonando il gruppo come mi è stato chiesto” spiega Beppe” e me ne sono tornato ai miei luoghi conosciuti e ai miei funghi. Il tunnel è lungo ma prima o poi finisce e vedrete che ne usciranno in qualche modo”.

C’è ansia e preoccupazione per vedere come ne usciranno.






NOTA: RuttoSport è un periodico satirico, pertanto le notizie riportate sono frutto della fantasia degli autori e vanno considerate esclusivamente una lettura ricreativa. RuttoSport non è una testata giornalistica e non aspira a diventarlo. Forza Viola e sempre Juve merda!
La Redazione

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