“La Marchigiana e gli irredentisti Viola” tratto da una storia vera

A.D. 3.020

“Nonno mi racconti una storia?”

“Certo piccolo. Questa sera ti racconterò la Storia della Marchigiana. La conosci?”

“No”

“Non ricordo esattamente l’anno ma si tratta di circa 1.000 anni fa. Il mondo era diverso da adesso, soprattutto nell’immaginario collettivo. I terrapiattisti erano considerati degli eretici e si pensava ancora che la terra fosse rotonda. Esisteva già il calcio ovviamente e qui nel sultanato di Fermo si estendeva la Toscana e sorgeva Firenze. Era una bellissima città ricca di storia arte con una profonda tradizione sia nel calcio che nell’arte, nota anche per la passione e l’orgoglio dei propri cittadini che non esitarono a schierarsi gli uni contro gli altri per far valere le proprie ragioni. In un clima di totale intemperanza il pubblico sosteneva i colori viola della Fiorentina; squadra nata nel 2.416 d.Manitù (1926 d.C. per il tempo dell’epoca in cui si credeva ancora all’esistenza di Cristo). Qui si concentra la storia di questa sera; in quei pochi anni che portarono alla fine della Fiorentina e alla nascita di una nuova era calcistica. I fiorentini, è bene ricordare, avevano visto susseguirsi molte proprietà con relativi presidenti e mai erano stati contenti. “Si stava meglio quando si stava peggio” era la frase più sentita tra i tifosi dell’epoca. Oppure “Ma che ve lo rihordate Marione? Quello si che era un presidente” In realtà era più un modo per disprezzare il presente che per glorificare il passato che, di fatto, aveva sempre regalato poche gioie a quel manipolo di irriducibili tifosi. “Marione” era Mario Cecchi Gori, un uomo rispettabile, educato, di buon senso e grande imprenditore. Acquistò la Fiorentina  e ne rimase presidente 3 anni prima di dipartire per una vita migliore. 3 anni in cui la Fiorentina collezionò 2 12° posti e 1 15° prima di retrocedere in serie B.

Questo ameno fatto che i numeri relegherebbero di diritto ad un forte desiderio di “dimenticanza”, fu di fatto la base di fantasie e costruzioni epiche da raccontare ai nipoti ignari di tutto. A seguire divenne presidente il figlio, Vittorio. Egli riportò la Fiorentina in serie A e la condusse alla vittoria di 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa vinta in casa dell’allora insuperabile Milan. A Vittorio vennero tributati il massimo degli onori e almeno un paio di generazioni vissero felice nel suo ricordo. Ricordo che peraltro si interrompe nelle menti di quasi tutti nel 2001, quando la Fiorentina fallì a causa di una gestione allegra delle finanze del club e per l’enorme costo delle ciliegine dell’epoca. Linciato da tutti ed esiliato, il povero Vittorio si ritrovò a vivere nell’oblìo e senza amicizie nella sua Roma dove rimase per lunghi anni prima di essere rispolverato da un gruppo di nostalgici. Nel 2002, i fiorentini accolsero con l’onore delle armi la nuova proprietà proveniente da una regione vicina, le Marche. Diego era un uomo saggio, imprenditore pluripremiato e con i conti straboccanti. Prese il cadavere della squadra dell’epoca, lo imbalsamò e ripartì con una nuova avventura dalla serie C2. Amato da tutti per il suo charme, la sua classe e la sua innata leadership, il buon Diego acquisì ulteriore fama e consensi riportando la squadra ai vertici del calcio italiano. Questo contribuì a sanare il rapporto tra tifosi e proprietà allontanando ancor più il ricordo straziante delle precedenti esperienze. Però, la natura del fiorentino ribelle, lo spirito del “ghibellino” che albergava in quell’animo tormentato, il desiderio di essere contro a prescindere, fece nascere un focolaio di resistenza, di nostalgico ardore che non perdeva occasione per criticare l’operato di Diego, il quale da par suo si allontanò sempre più dagli affari fiorentini per occuparsi di nuove conquiste lasciando in questa terra il fratello Andrea. Di sicuro meno charme, aveva in compenso anche meno leadership e meno dialettica. Per fortuna sua però aveva meno soldi e meno capacità, il che bilanciava. La Fiorentina si assestò a quel 7° posto che le competeva per dimensione e faticò a crescere conoscendo anche momenti di flessione che alimentarono il focolaio degli irriducibili. Questa fazione di ostili ghibellini comunisti, covava astio e odio verso il povero Andrea che faticava a tenere fermo il polso della situazione. Presto la situazione divenne insostenibile. Un giovane irredentista uscì allo scoperto e gridò il suo disappunto verso la proprietà facendo intuire che il gruppo dei partigiani viola era ben nutrito, molto più di quanto si leggesse sui mezzi di informazione. Il regime non poté attendere oltre e decise di passare alla fase 2 del progetto, quella che, riportando le parole di Diego: “..verrà dopo la fase 1 in cui si condividono delle idee e ci si prepara a fare delle cose che poi nella fase 2 se ci saranno i presupposti faremo. La fase 2 è un qualcosa che faremo solo se la fase 1 ci avrà detto che le cose possono essere fatte”. Ebbene era il momento di farle. Fu nominato un studio di consulenza di esperti in materie legali, un Pool per intenderci. Andrea Zecca e Alessandro e Mario Garbugli. Da quel momento lo Studio Legale Zecca&Garbugli aveva il compito di vigilare per prevenire altre mosse irredentiste contro il regime e dettò alcune semplici regole. Le più importanti, destinate a proseguire fino ai giorni nostri furono le seguenti:

  • Allo Stadio sono aboliti striscioni e sciarpe di ogni fattezza. L’abbonato sarà dotato di comodi ed eleganti foulard in seta di manifattura marchigiana.
  • Basta con il viola che si sa, porta male. Si torna agli originali colori bianco e rosso.
  • E’ fatto assoluto divieto di manifestare il proprio dissenso verso la proprietà in modo sguaiato. Sarà istituito l’ufficio reclami a cui sarà possibile scrivere tramite pec.
  • In tribuna sarà posto, 10 minuti prima dell’inizio delle partite, un cartonato rappresentante la figura del presidente e partirà un applauso registrato  durante il quale è richiesto il massimo silenzio.
  • Eventuali cori durante la partita potranno essere fatti solo dopo essere stati approvati dalla proloco di Fermo
  • In omaggio al presidente che tanto amate, egr. dott. Cecchi Gori, da oggi la squadra prenderà il nome di Marchigiana per rendere omaggio a quel cinema che lo ha reso celebre.
  • Saranno istituite specifiche sedi nel sottosuolo cittadino in cui sarà possibile ritrovarsi nottetempo per tenere vivo quel fervore di rivolta che supponiamo alberghi ancora in voi e far si che il livore che coviate trovi il giusto sfogo.

Nacque quindi la Marchigiana dell’indimenticabile Margheritoni che ancora oggi fa sognare i 150 tifosi abbonati che la seguono con passione.






NOTA: RuttoSport è un periodico satirico, pertanto le notizie riportate sono frutto della fantasia degli autori e vanno considerate esclusivamente una lettura ricreativa. RuttoSport non è una testata giornalistica e non aspira a diventarlo. Forza Viola e sempre Juve merda!
La Redazione

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