L’Uomo che veniva dalle Stelle

antonio

“Nonno, mi racconti la favola di quel signore che veniva dallo spazio?”
“Certo. Questa storia ha inizio nella galassia lontana in un pianeta lontano di nome circoscrizione Ombra. Qui viveva un popolo pacifico molto evoluto. Purtroppo una catastrofe astrale distrusse questa florida civiltà e l’Imperatore Capo fece giusto in tempo a mettere in salvo il proprio figlio inviandolo nello spazio a bordo di una navicella. Il piccolo neonato, vagò per giorni in balia delle correnti astrali prima di finire nella gravità terrestre e precipitare sulla terra, in italia, in Umbria, a Marsciano. Qui fu trovato in una mattina primaverile da una famiglia di contadini che lo allevò come un figlio. Il giovane crebbe e nell’adolescenza scoprì di avere dei poteri straordinari, diversi dai suoi compagni. Aveva una mente molto evoluta, una capacità straordinaria di prevedere le cose, aveva una vista superiore e atleticamente era imbattibile. Faceva di tutto per non sentirsi diverso dai suoi compagni ma nonostante ciò in alcune circostanze il suo talento venne fuori. In prima elementare vinse nell’ordine: corsa campestre , la 4×100 under 21 correndo da solo, il primo premio al concorso nazionale di stenografia e il primo premio al concorso Mister Muscolo regione Umbria. In terza elementare dopo aver discusso con una compagna di classe, codificò l’umore femminile; in quarta elementare palleggiò per 3 giorni di fila con un pallone medicinale e nello stesso anno trovò le esatte coordinate del punto G.
Lui però non amava dare nell’occhio e temeva di essere scoperto ed essere messo in pericolo quindi decise di camuffarsi mimetizzandosi il più possibile. Per alcuni anni non si seppe più nulla di lui, iniziò a fingere di essere normale; prendeva brutti voti a scuola, si allenava con i compagni nella squadra di calcio del paese, non aveva una fidanzata e molti amici lo schernivano. La sua vita era talmente anonima che la sua società di calcio lo allontanò e lui finì in Piemonte in una squadra anonima nella quale si allenava ma raramente giocava, la sua vita era triste e il suo talento troppo arrugginito. Un giorno d’estate mentre si trovava in vacanza, vide sulla spiaggia una bellissima ragazza attratta da 3 fusti che giocavano a pallone palleggiando e facendo bella mostra di loro ai suoi occhi. Lui rimase folgorato, si alzò, si avvicinò e iniziò con loro a palleggiare e lo fece ininterrottamente per 4 ore. Quando i corpi di quei ragazzotti erano pieni di lividi lui smise lasciandoli agonizzanti, prese il pallone e lo regalò a quella giovane. Questo evento non passò inosservato perché lì poco distante c’era un tale Ugolini, presidente della Fiorentina calcio che lo volle a tutti i costi e lui accettò. Era il 1972 dc, lui divenne un giocatore della Fiorentina. Arrivò nel silenzio ma si conquistò presto il palcoscenico perché non sempre riusciva a tenere a freno il suo talento. Per lui era facile, sapeva sempre cosa stava per succedere, vedeva costantemente nel futuro e calciava ad occhi chiusi. Di lui si ricordano in quegli anni molte prodezze che non ti racconto ma in particolare alcuni episodi chiave che rimango tra la leggenda e il mito:
Nel giugno del ’74 predisse le reti di Casarsa, Guerini e Rosi nella finale di Coppa italia che si sarebbe giocata esattamente 1 anno dopo; nell’81 mise a serio rischio la carriera di Martina con una testata diretta al ginocchio dello sfortunato portiere genoano; nel 1982 fu lui a guidare l’aereo che portò la nazionale a vincere il mondiale in Spagna e fu sempre lui a decidere di vincerlo ma, per passare inosservato, mandava sempre a segno un certo Paolo Rossi arrivato in Spagna come scudiero dello stesso Antognoni. (Qualcuno a dire il vero sostiene tutt’oggi che i due siano la stessa persona); nell’84 sfiorò il massacro entrando di tibia e perone tesi sullo scarpino del malcapitato difensore doriano Pellegrini.
Cercato più volte dalle più grandi squadre del pianeta, rifiutò sempre e comunque nel nome di quell’anonimato che ha sempre cercato a difesa della sua persona e delle sue origini. Questo le rese più umano e lo elevò a divinità fiorentina. Non a caso, il fiorentino si arroga il diritto di nominare invano qualunque cosa, ma mai il nome di Giancarlo Antognoni”.
“Buonanotte nonno”
“Buonanotte”.

 






NOTA: RuttoSport è un periodico satirico, pertanto le notizie riportate sono frutto della fantasia degli autori e vanno considerate esclusivamente una lettura ricreativa. RuttoSport non è una testata giornalistica e non aspira a diventarlo. Forza Viola e sempre Juve merda!
La Redazione

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*